Settanta anni fa il mondo scopriva quanto l'uomo può arrivare ad odiare se stesso. Oggi abbiamo ricordato quei giorni attraverso un Consiglio comunale partecipato, con interviste, letture e foto.
Ricordare è un dovere, ma allo stesso modo è nostro compito far si che la giornata della memoria non sia mai la memoria solo per una giornata.
Dobbiamo essere capaci di trasformare il ricordo in "memoria attiva" e mai in retorica.
Ogni giorno, in ogni parte del mondo, in ogni angolo del nostro paese, si nasconde un embrione dell'olocausto, che anche se non si manifesterà mai con un evento eclatante, potrebbe potenzialmente contenere la stessa drammaticità.
Abbiamo un solo modo per combattere sul nascere questi episodi: la cultura e l'istruzione. Dobbiamo educare alla cultura della diversità, della fraternità, della tolleranza.

Al di la dei buoni propositi, delle dichiarazioni di pace e di amore che abbandono in questi momenti di ricordo, si percepisce nell'aria ogni giorno, sull'autobus, alle poste, in ufficio e purtroppo nelle scuole, la voglia irrefrenabile di ODIARE. Si odia per combattere le difficoltà, per trovare il colpevole e a volte anche per identificare le colpe. E così il perseguitato di ieri, l'ebreo degli anni 40, oggi diventa lo zingaro, il rumeno, il tunisino, il musulmano, il napoletano, ancora l' ebreo o l'omosessuale.
Oggi più che mai, l'antirazzismo deve essere uno stile di vita. La lotta alle discriminazioni, militanza severa. Antirazzismo è la capacità di comprendere il mondo al di la della propria esistenza, con la convinzione che le diversità siano ricchezza.
Iniziate da subito, o sarà troppo tardi.
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